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Chi si approccia da zero al mondo della cannabis, può non conoscere le peculiarità di alcuni prodotti. Tra questi, rientrano i semi di cannabis autofiorenti. Cosa sono di preciso? Semi in grado di crescere non sulla base dei cicli di luce, ma con l’età come criterio discriminante. Negli ultimi anni, in virtù dell’ampliamento del numero di persone che acquistano i semi di cannabis, la loro popolarità è cresciuta a dismisura. Ecco perché è il caso di fare il punto della situazione sui principali vantaggi che li caratterizzano. Nelle prossime righe, abbiamo elencato alcuni fra i più importanti.

Rapidità

Il nodo della rapidità è senza dubbio uno dei più importanti da prendere in considerazione quando si parla di semi di cannabis autofiorente. Diamo qualche numero per capire bene come cambiano le cose rispetto alla cannabis fotoperiodica. In questo caso, se si coltiva indoor si devono attendere non meno di 10 settimane prima di vedere i risultati del raccolto, ovvero le prime cime. Nelle situazioni in cui la coltivazione avviene all’aperto, i tempi in questione possono dilatarsi ulteriormente sulla base delle peculiarità climatiche della zona in cui ci si trova.

La situazione della cannabis autofiorente è molto diversa. In questo frangente, infatti, grazie alla presenza della genetica ruderalis, proveniente dalla Siberia e per questo avvezza a crescere rapidamente in condizioni climatiche ostiche, si parla di 45/50 giorni massimo.

Necessità di pochi fertilizzanti

A differenza delle piante fotoperiodiche, che ci mettono più tempo a crescere e raggiungono altezze maggiori, le piante di cannabis autofiorenti richiedono una quantità ridotta di fertilizzanti. Questo è un vantaggio sia dal punto di vista economico, sia per quel che concerne il tempo e il minor rischio di avere a che fare con errori.

Attenzione: questo non vuol dire che possano essere lasciate a loro stesse. Hanno esigenze meno complesse, ma le hanno. Per concretizzarle, il consiglio è quello di concentrarsi sull’apporto di torba, compost, perlite e vermiculite (questi ultimi due ingredienti dovrebbero essere inumiditi).

Per quanto riguarda le proporzioni, per la torba e il compost si parla di tre parti. Per la perlite e la vermiculite, invece, di due.

Più raccolti nel corso del medesimo anno

Per molti coltivatori di cannabis alle prime armi, il solo pensiero di ottenere più raccolti nel medesimo anno è un miraggio. Bene, se si procede con le giuste accortezze, quando si ha a che fare con le piante autofiorenti può diventare realtà. Come già accennato, si ha a che fare con esemplari noti per il fatto di avere dei tempi di fioritura estremamente rapidi.

Anche se la resa, pur essendo soddisfacente, non è assolutamente paragonabile a quella delle piante fotoperiodiche, grazie alla sopra citata velocità si possono ottenere diversi raccolti nell’arco dell’anno.

Resistenza e stabilità

Le piante di cannabis autofiorente sono note per il fatto di essere resistenti e molto stabili. Il motivo di questa peculiarità è già stato citato nelle righe precedenti: si tratta della famosissima cannabis ruderalis, una delle varietà più famose e studiate al mondo.

Alla luce di quanto appena specificato, la cannabis autofiorente è particolarmente apprezzata dai principianti e da chi ha poco tempo per occuparsi delle piante.

Altezza contenuta

La cannabis autofiorente, come già detto, raggiunge un’altezza contenuta. Per dare qualche parametro, rammentiamo che, nel caso delle piante più piccole, si parla di un’altezza massima di 60 centimetri. Nelle situazioni in cui, invece, si ha a che fare con le piante più alte, si possono apprezzare altezze fino a due metri. Per rendersi conto della differenza rispetto alle piante di cannabis regolari, ricordiamo che queste ultime arrivano anche a cinque metri.

L’altezza ridotta è un vantaggio soprattutto nelle situazioni in cui si coltiva indoor e si ha poco spazio sul balcone o il comprensibile desiderio di mantenere un buon livello di discrezione.

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