La cannabis

Ecco le caratteristiche che la rendono estremamente efficace nella riduzione dell’anidride carbonica atmosferica e nel risanamento dei terreni

Siamo abituati a considerare la cannabis una semplice pianta ricreativa dagli effetti psicotropi il cui uso, peraltro, è vietato dalla legge italiana. Nella migliore delle ipotesi, sentendone il nome pensiamo alla sua variante light, a basso tenore di THC, quella nota anche come canapa legale. I quali, sì, a norma di legge possono essere acquistati liberamente, ma senza dimenticare che tutti i prodotti al CBD, come la canapa light di Justbob, azienda milanese presente sul mercato italiano ed europeo, non possono essere consumati, ma solo utilizzati a scopo collezionistico o ornamentale.

Insomma, l’immagine della cannabis che abbiamo maturato è per lo più negativa, quella di una pianta da cui stare alla larga e da considerare come un potenziale pericolo.

Eppure, se vista da un’angolazione diversa, la canapa si mostra a noi in un altro modo. Anche, e qui forse i lettori si stupiranno, come una delle possibili soluzioni contro il cambiamento climatico che stiamo attraversando e sperimentando giorno dopo giorno. 

Approfondiamo questo tema nel seguente articolo nel quale spiegheremo in che modo la cannabis può aiutarci nella riduzione del livello dei gas serra, il fattore che più di tutti sta guidando il riscaldamento globale.

Perché la CO2 è la principale responsabile del riscaldamento globale

I gas serra sono gas presenti nell’atmosfera che hanno la capacità di assorbire e trattenere il calore proveniente dal sole.

Si tratta di un fenomeno naturale che, però, è stato esacerbato dalle attività umane, in particolare dalla combustione di combustibili fossili come petrolio e carbone, che hanno aumentato la concentrazione di queste sostanze nell’atmosfera. Tra di loro, il principale responsabile del riscaldamento globale è l’anidride carbonica (CO2), che ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi milioni di anni.

L’aumento dei gas serra provoca un’impennata della temperatura atmosferica e della superficie terrestre, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per gli ecosistemi, la biodiversità, la salute umana e l’economia.

Il ruolo delle piante nell’assorbimento dell’anidride carbonica

Come noto, le piante sono in grado di assorbire l’anidride carbonica metabolizzandola attraverso la fotosintesi clorofilliana, quel processo che consente loro di produrre sostanze organiche (soprattutto carboidrati) e dunque energia in presenza di luce solare. Nel contempo, tale processo libera in concomitanza ossigeno nell’atmosfera.

L’aspetto più interessante di tutto questo è che la fotosintesi clorofilliana è il principale meccanismo di assorbimento dell’anidride carbonica da parte degli ecosistemi terrestri e, di conseguenza, contribuisce direttamente alla riduzione del riscaldamento globale. È questo il motivo per il quale il rimboschimento è diventato uno dei principali obiettivi in ambito di lotta contro il cambiamento climatico.

E l’urgenza di perseguire questo traguardo è stata ulteriormente evidenziata da uno studio recente condotto dalla NASA che ha rivelato che negli ultimi 40 anni la capacità degli ecosistemi terrestri di assorbire la CO2 è diminuita per l’86% delle regioni terrestri. Questo significa che le piante stanno diventando meno efficienti nel compensare le emissioni antropiche di gas serra e nel mitigare il cambiamento climatico.

Le potenzialità della cannabis nella lotta al cambiamento globale

La cannabis, come molte altre piante, utilizza la CO2 per la fotosintesi. Ma ciò che la distingue è la sua efficienza in questo processo.

Questa pianta, infatti, è in grado di catturare il carbonio atmosferico due volte di più rispetto alla maggior parte degli alberi, come riportato dal noto quotidiano Guardian, contribuendo in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra.

In particolare, alcuni studi hanno mostrato che ogni ettaro di terreno coltivato a cannabis può immagazzinare da 8 a 22 tonnellate di carbonio, una quantità decisamente superiore a quella di un terreno boschivo di pari grandezza.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che la canapa è una delle piante che cresce più velocemente al mondo, raggiungendo i quattro metri di altezza in soli 100 giorni, e che necessita di una quantità d’acqua significativamente inferiore per la sua coltivazione, ben si comprende il suo potenziale in questo ambito.

Cannabis e fitorisanamento: il recupero dei terreni contaminati

In aggiunta è importante sottolineare la capacità della cannabis di assorbire sostanze tossiche dal suolo, una particolarità che, benché non direttamente legata alla lotta al riscaldamento globale, la rende straordinariamente interessante dal punto di vista della riduzione dell’inquinamento dei terreni.

Durante il processo di crescita, infatti, le radici della cannabis assorbono e accumulano in modo selettivo inquinanti presenti nel suolo, come metalli pesanti e solventi organici.

Questo meccanismo naturale di depurazione, noto come fitorisanamento, ha diverse implicazioni positive per l’ambiente. In primo luogo, può essere utilizzato per la bonifica di terreni contaminati da attività industriali, agricole o altre fonti di inquinamento. La pianta agisce da filtro, rimuovendo gradualmente queste sostanze nocive dal suolo e contribuendo a restituirlo alla sua condizione originale o a renderlo più sicuro per usi futuri, proprio come è stato fatto all’interno del programma Phytoremediation of Chernobyl che ha sfruttato la canapa per decontaminare il terreno contaminato dalle radiazioni nucleari.

Inoltre, riduce la necessità di ricorrere a metodi più invasivi o costosi per la bonifica, come l’escavazione e la rimozione dei terreni contaminati. Ciò comporta un impatto ambientale minore e può rappresentare una soluzione più sostenibile per affrontare i problemi di inquinamento del suolo.

In conclusione

La questione del riscaldamento globale e del cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti e complesse del nostro tempo. La crescente concentrazione di gas serra come la CO2 sta minacciando il delicato equilibrio del nostro pianeta, con potenziali effetti devastanti su ogni aspetto della vita sulla Terra. Tuttavia, come è emerso da quest’analisi, la natura offre soluzioni innovative e potenti per affrontare questo problema.

La cannabis emerge come una risorsa sorprendentemente efficace nella lotta contro il cambiamento climatico, non solo per la sua straordinaria capacità di assorbire il carbonio atmosferico, ma anche per le sue proprietà di fitorisanamento che possono contribuire alla bonifica dei terreni inquinati. La sua coltivazione, dunque, potrebbe rappresentare una strategia chiave nel quadro di un approccio sostenibile ed ecologico per contrastare l’inquinamento e le emissioni di gas serra.

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